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Nel corso degli ultimi decenni si sono costituite organizzazioni che si occupano di paratletismo, definendo le categorie e le linee guida specifiche.
Gli atleti affetti da disabilità motoria di vario tipo possono raggiungere risultati eccellenti in varie discipline paratletiche: scopri come e quali sono gli sport in questo approfondimento.
Paratletismo: storia e nascita delle discipline paratletiche
Le Paralimpiadi sono competizioni sportive organizzate a livello internazionale, all’interno delle quali si sfidano atleti affetti da disabilità fisiche che possono essere congenite o causate da qualche incidente.
L’anno di svolta per la nascita e la diffusione del paratletismo è il 1948. Nel paesino di Stoke Mandeville, in Gran Bretagna, l’iniziativa parte dal neurochirurgo tedesco Ludwig Guttman in concomitanza con le Olimpiadi che si stavano tenendo nel frattempo a Londra.
Fu grazie allo specialista che vennero inaugurati i primissimi giochi dedicati a soggetti affetti da disabilità al midollo spinale. In quell’occasione il solo sport paralimpico previsto era il tiro con l’arco, che da quel momento rimane la specialità più longeva nella storia delle future Paralimpiadi, la cui prima vera edizione si sarebbe tenuta a Roma dodici anni più tardi.
Dall’iniziativa nata per promuovere il recupero sul piano fisico e psicologico dei disabili come alternativa alle cure a base di morfina fino alla creazione di un evento con pari dignità a quella delle Olimpiadi: in pochi decenni i Giochi Paralimpici sono diventati un appuntamento fondamentale per continuare a lavorare nella direzione di una maggiore integrazione sociale attraverso le discipline sportive.
Quali sono le discipline sportive praticate nelle Paralimpiadi?
Nello spettro delle disabilità che vengono riconosciute a livello di Comitato Olimpico rientrano non solo quelle di natura fisica, che sono dovute ad amputazioni oppure a malformazioni, bensì anche le difficoltà intellettive e relazionali. Chi soffre di disturbi cognitivi può accedere ad esempio alla pratica di nuoto, ping pong e atletica.
Grazie al costante sviluppo della ricerca scientifica, inoltre, anche le persone non vedenti possono prendere parte alle gare di sci alpino. In questi casi sono guidati dalla tecnologia BlueTooth, mediante sensori che fungono da orientamento per riuscire a evitare i vari ostacoli presenti sul percorso. Al giorno d’oggi sono moltissime le discipline praticabili dai paratleti: più di venti sport per i Giochi Estivi, cinque per quelli Invernali e una ventina circa di altre discipline. Tra queste rientrano ad esempio il basket, la scherma, il fioretto e tanti altri ancora.
Sono in effetti pochi gli sport che non prevedono la presenza di una versione paralimpica.
Che cos’è e cosa significa paratletismo?
Alla base della nascita del concetto di paratletismo si ritrova la volontà di dare la possibilità al numero più ampio possibile di persone di accedere alla pratica dello sport. Quest’ultimo rappresenta da sempre un mezzo per riuscire a superare le barriere di tipo sociale ed economico.
Gli individui che provengono da diverse classi sociali, infatti, hanno in passato avuto accesso alle categorie sportive sulla base di due elementi critici, come il talento e la dedizione.
In tal senso lo sport non può essere considerato una livella sociale, quanto piuttosto un sistema di meritocrazia che spesso ha funzionato meglio di altri canali per dare possibilità a tutti di eccellere. Tuttavia, da questo processo rimanevano comunque escluse le persone che soffrono di malformazioni fisiche o altre tipologie di disabilità.
Verso la metà del Novecento, dopo che i due conflitti mondiali avevano lasciato il passo alla possibilità di costruire una società migliore, diverse associazioni sono nate per porre rimedio a tale disparità.
Paratletismo: come si allenano i paratleti?
Gli atleti affetti da disabilità motoria di vario tipo, o paratleti, devono impostare il loro lavoro di preparazione in modo tale da compensare a quelle che sono le disfunzioni.
Le persone cieche, ipotoniche, amputate o con altre problematiche vengono considerate non a caso diversamente abili, con un termine che risulta molto più capace di descrivere le loro potenzialità. Per allenarsi in modo ottimale è necessario migliorare la coordinazione complessiva, per riequilibrare gli scompensi portati dalla disabilità.
Ecco dunque che si rende indispensabile impostare una preparazione pensata per aumentare i livelli di forza muscolare, soprattutto per quanto concerne il core. Insistere sulla propriocezione con il supporto di preparatori specializzati consente di migliorare in maniera notevole l’equilibrio e la coordinazione oculo-manuale.
Gli atleti paralimpici sono chiamati a rafforzare la muscolatura del tronco a prescindere dalla limitazione sul piano funzionale. Qui infatti risiedono i muscoli che sono in grado di stabilizzare il corpo, migliorando in tal senso le prestazioni così come l’efficienza dei vari movimenti.
Gli allenamenti funzionali sono pensati per aiutare l’atleta portatore di handicap a trasferire la forza, focalizzandosi sulla catena crociata. Nella preparazione dei paratleti pochi distretti muscolari hanno importanza quanto i deltoidi, i glutei e gli avambracci.
Quali sono gli esercizi più utili per i paratleti?
Dagli esercizi di mobilità attiva fino a quelli di potenziamento: questi sono alcuni esempi dei lavori che si possono svolgere per migliorare la prestazione.
La facilitazione neuromuscolare propriocettiva è la basi da cui partire per arrivare a un lavoro basato sull’equilibrio statico. Infine, è importante considerare che tutti i fattori pertinenti all’allenamento paralimpico devono essere valutati in modo attento a seconda delle discipline e della durata delle prestazioni, soprattutto per quanto concerne la presenza di eventuali deficit di termoregolazione dell’organismo.
Chi prende parte a tali competizioni, infatti, potrebbe soffrire maggiormente degli effetti della disidratazione e dei colpi di calore. Allo stesso tempo devono essere valutati con cura i segnali che indicano una compromissione delle funzionalità metaboliche durante la prestazione atletica.
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